martedì 3 marzo 2015

Il Passalibro - 8 marzo 2015


IL PASSALIBRO
Libreria L'Altracittà
8 marzo 2015

Acciaio, di Silvia Avallone, 2010 Il romanzo in cui l'autrice ci racconta attraverso gli occhi di due adolescenti 'un’Italia in cerca d’identità e di voce, apre[ndo] uno squarcio su un’inedita periferia operaia nel tempo in cui, si dice, la classe operaia non esiste più'. Di fatto il libro offre un quadro opprimente di una Piombino dominata dallo stabilimento siderurgico Lucchini-Severstal; per questo Acciaio, acclamato largamente dalla critica come un brillante romanzo d'esordio, ha suscitato aspre polemiche nella città che fa da sfondo alla narrazione. L'autrice ha dovuto così più volte precisare il carattere universale del proprio racconto e la sua fascinazione per le storie di 'vinti' cui aspira a dare voce. A questo proposito, all'uscita del film tratto dal romanzo, Silvia Avallone ha così commentato la scelta di far impersonare le due protagoniste a due giovani attrici non professioniste 'Sono felice che due ragazze di Piombino, Anna Bellezza e Matilde Giannini protagoniste del film, abbiano potuto dimostrare il loro talento. Un’occasione che Anna e Francesca, personaggi del libro, non hanno avuto'. Il romanzo ha ispirato inoltre la canzone manifesto dell'album Made in London della cantautrice Noemi pubblicato nel 2014, le prime due strofe del testo recitano:
Ad un'ora da qua
c'è una vecchia città
dove il sole non sorge mai
e il silenzio che c'è
fa tremare anche se
nel silenzio ci vivi già
Ci sono stata lo sai
dentro quella città
e qualcosa ho lasciato là,
ma lo sai cosa c'è?
che la parte più forte
l'ho portata via con me.
Siamo fiori d'acciaio
il freddo della notte non ci spezzerà
siamo fiori d'acciaio
siamo grandi ormai
E come i fiori di marzo
la luce della luna ci illuminerà
siamo fiori d'acciaio
siamo grandi ormai
Silvia Avallone (Biella, 11 aprile 1984) è una scrittrice e poetessa italiana. Laureatasi in Filosofia a Bologna e specializzata in Letteratura italiana, dopo la pubblicazione di una raccolta di poesie che ha incontrato il favore della critica e la pubblicazione di racconti e poesie su testate giornalistiche, Silvia Avallone esordisce nella narrativa nel 2010 con il romanzo Acciaio che riceve importanti riconoscimenti letterari: premio Campiello Opera Prima, il premio Flaiano, il premio Fregene, e un secondo posto al premio Strega 2010.


Amnesy International, di Marcello Guiccione, 2001
Il libro
è un esercizio di stile, il divertissement di un serio docente universitario, esperto internazionale dello sviluppo, che si prova e che ci invita ad osservare la vita, anche per pochi minuti ogni giorno, con il guizzo dell'ironia e della facezia, del motti di spirito e del paradosso lessicale. Per spingerci a sdrammatizzare la vita propone una taumaturgica amnesia generale in 55 racconti. Nella prefazione Enrico Vaime definisce la raccolta 'un vaccino contro la banalità e la ripetitività del linguaggio, costituito da termini che prima vengono accettati per timidezza, passività, conformismo, e che poi, però, finiscono per condizionare ogni attimo della nostra vita'. Marcello Guccione è “esperto internazionale dello sviluppo e impegnato in varie parti del mondo, già docente universitario, poliglotta”.


Dell'amore e altri demoni, di Gabriel García Márquez, ed. originale 1994
La storia, che racconta dell'amore tra una fanciulla aristocratica, creduta indemoniata in seguito al morso di un cane rabbioso, e il giovane sacerdote chiamato per esorcizzarla sullo sfondo di una Colombia del XVIII secolo tra Inquisizione e culti africani, nasce nella fantasia dell'autore dalla fusione di cronaca e leggenda familiare. Nel 1949 Márquez, giovane cronista, assistette al disseppellimento dei resti della Cripta dell'antico convento di Santa Chiara; nella terza nicchia, spezzata la lapide, una folta chioma ramata di venti metri si riversa sull'altare. Il capomastro lo ragguaglia: i capelli continuano a cresce di un centimetro al mese anche dopo la morte. Questo ricordo si sovrapporrà in seguito alla leggenda ottocentesca raccontatagli dalla nonna di una marchesina dai lunghi capelli morta in odore di santità dopo aver contratto la rabbia.
Il Generale nel suo labirinto, di Gabriel García Márquez, ed. originale 1989
Per gli appassionati lettori di Cent'anni di solitudine, forse non uno dei migliori libri di Gabo, anche perchè è un romanzo storico sulla vita del generale Simón Bolívar (Caracas, 1783 – Santa Marta - Colombia, 1830) e sulla vicenda che lo rese il 'Libertador'. La sua spinta ideologica trascinò la Bolivia, il Perù e il Venezuela all'indipendenza dal dominio spagnolo in Sudamerica. Ma il libro racconta soprattutto della fase di declino del grande eroe e le riflessioni sulle sconfitte del suo sogno, rimanendo nel suo labirinto di ricordi. Tuttavia non dimentichiamo che al liberatore fu tributato l'onore di intitolare uno Stato e che fu presidente delle repubbliche di Colombia, Venezuela, Bolivia e Perù e uno dei personaggi più importanti della storia dell'America Latina.
Gabriel José de la Concordia García Márquez, soprannominato Gabo (Aracataca, Colombia, 6 marzo 1927 – Città del Messico, 17 aprile 2014). Scrittore, giornalista e saggista colombiano, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1982.
E' considerato uno dei più emblematici esponenti del cosiddetto realismo magico, una corrente letteraria che presenta elementi magici o soprannaturali in un contesto realistico spesso riccamente descritto nel suo aspetto sensoriale e folklorico. Il romanzo che più spesso viene citato per esemplificare questa corrente letteraria legata in particolare al boom letterario sudamericano degli anni '60 e '70 secolo scorso, è il suo Cent'anni di solitudine pubblicato nel 1967. Alternando la carriera di scrittore a quella di giornalista, ha portato sempre avanti una coerente attività politica su posizioni comuniste e filocastriste.


Un cammino lungo un secolo, a cura della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, 2005
Un secolo, dal 1904 al 2004, raccontato attraverso i contributi e gli approfondimenti sviluppati per alcune delle iniziative più significative realizzate dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio. Vengono ripercorsi momenti importanti legati al grande movimento sociale che si è espresso nel Novecento. Movimento che costituisce il fondamento dell'identità democratica del nostro paese. Si legge dell'eccidio di Buggerru (episodio avvenuto in Sardegna nell'Iglesiente il 4 settembre del 1904, dove l'esercito sparò sui manifestanti, mentre era in corso uno sciopero a cui avevano aderito circa 2000 lavoratori della miniera. Ci furono quattro morti e undici feriti), della proclamazione del primo sciopero generale in Italia (dal 15 al 20 settembre 1904, proclamato dalla Camera del Lavoro di Milano e promosso dai sindacalisti rivoluzionari dall'economista e politico Arturo Labriola), della settimana rossa di Ancona (a seguito di un'insurrezione popolare scoppiata ad Ancona e propagatasi in altre parti d'Italia, tra il 7 e il 14 giugno 1914, per contestare una serie di riforme introdotte da Giolitti. Anche in questo evento i poliziotti aprirono il fuoco sui manifestanti) e dell'assassinio di Giacomo Matteotti (10 giugno 1924). Si prosegue lungo tutto il secolo fino a studiare le grandi personalità sindacali e politiche del nostro paese.
Fondazione Giuseppe di Vittorio fondata in memoria del politico, sindacalista e antifascista italiano (Cerignola, 1892 – Lecco, 1957 ), fu curata per parecchi anni dalla figlia di Di Vittorio, Balda detta Baldina (Cerignola, 1920 – 2015). Nel 2007 la Fondazione Di Vittorio, in accordo con la segreteria della Cgil e con i familiari di Bruno Trentin, ha costituito un gruppo di lavoro per studiare, analizzare e far meglio conoscere la figura, il pensiero e l'opera di una delle maggiori personalità del sindacalismo confederale e della sinistra italiana ed europea. E' stato anche prodotto un film-documentario Con la furia di un ragazzo. Ritratto di Bruno Trentin, curato da Franco Giraldi.


La casa di pietra, di Anthony Shadid, 2012
In alcune aree Medio orientali 'Bayt', casa, è una parola che si aggiunge al proprio cognome quando ci si presenta, in un significato simile all'italiano 'casata': il buon nome della famiglia, la sua reputazione, la 'casa' identificano l'individuo all'interno della sua comunità. Shadid ci lascia un memoriale della ricostruzione della sua casa in Libano, della casa appartenuta a generazioni della sua famiglia, e questo racconto personale, attraverso un'attenzione sensibilissima ai caratteri evocativi delle parole arabe diventa un toccante affresco sociale.
Anthony Shadid (Oklahoma City, 26 settembre 1968 – Siria, 16 febbraio 2012), giornalista statunitense di origini libanesi, giudicato tra i più brillanti della sua generazione, ha svolto l'attività di corrispondente per il Medio Oriente per diverse testate giornalistiche, vincendo il Premio Pulitzer nel 2004 e nel 2010, per gli articoli scritti sulla guerra d'Iraq. Muore, a soli 43 anni, per un attacco d'asma mentre seguiva un'inchiesta sull'opposizione al regime.


Il club dell'orrore, di Robert Lawrence Stine, ed. originale 1996 Il volume fa parte della collana Piccoli Brividi (Goosebumps) della Mondadori, una collana studiata per i ragazzi dai 9 ai 13 anni. Una collana che in America, dove è nata, ha avuto uno straordinario successo e si è rapidamente diffusa con successo oltre i confini. Sono volumetti piccoli – non spaventano per le dimensioni lettori magari ancora un po' timidi -, economici e pieni di avventure tra terrore e comicità. Il club dell'orrore è dunque un libro-game horror che si legge in un fiato.
Robert Lawrence Stine è nato nel 1943 in una fattoria dell'Ohio da una madre casalinga e un padre spedizioniere. Da ragazzo è piuttosto timido e chiuso. A scuola è uno studente di medio alto livello ma in difficoltà in matematica e ginnastica, materie che odia. Vaga per le soffitte di casa e scova una vecchia macchina da scrivere e a 9 anni comincia a buttar giù storie, mentre la madre lo vorrebbe in giardino a giocare. Nel 1965 si laurea all'Università del suo Stato e subito dopo si trasferisce a New York. Lì presto conosce Jane Waldhorn, che lavora in una casa editrice. Si sposano e insieme danno vita alla Parachute Press, una casa editrice di collane di libri per bambini e ragazzi. Stine scrive dozzine di libri umoristici per ragazzi sotto lo pseudonimo di Jovial Bob Stine. Nel 1986 scrive il suo primo racconto horror dal titolo Blind Date. E' un successo. Dal 1992 inizia a comporre i libri della serie Piccoli brividi e ottiene grande successo di critica e di pubblico. I suoi libri nel 2008 hanno venduto oltre 400 milioni di copie nel mondo: i dati lo consacrano scrittore di best-sellers.


Estate 1943. Il crollo di una dittatura, a cura di Augusto Cherchi ed Enrico Manera, 2002 Si tratta di un'opera in due piccoli volumi distribuita come supplemento a L'Unità. Il primo volume ripercorre la storia dalla caduta del fascismo alla conquista alleata della Sicilia (25 luglio - 17 agosto 1943). Il secondo volume racconta la storia dagli accordi con gli Alleati all'annuncio dell'armistizio (18 agosto - 8 settembre 1943). Il periodo, quindi, corrisponde a quella lunga estate che vide il crollo del fascismo, con gli accadimenti ricordati giorno per giorno ed accompagnati da immagini e ricche schede sui personaggi che sono comparsi a vario titolo sulla scena. La meritevole pubblicazione avviene a 60 anni dai fatti narrati.
Augusto Cherchi è nato a Torino nel 1959. Nel 1990 si laurea in Storia contemporanea all'Università di Torino, nel 1992 ottiene il diploma di Biblioteconomia e il diploma di Archivistica Paleografia e Diplomatica, dal 1995 ottiene il titolo di dottore di ricerca in Storia contemporanea all'Università degli studi di Urbino. É presidente e amministratore delegato di un'azienda che opera nei settori della gestione documentale e della progettazione editoriale. Tra l'altro, ha curato l'inventariazione e riordino del Fondo della Famiglia Balbo di Vinadio per l'Archivio di Stato di Torino e ha diretto il gruppo di lavoro impegnato nella schedatura del patrimonio dell’Archivio Radiofonico per la Direzione Teche e Servizi Educativi e Multimediali della Rai.
Enrico Manera. Le notizie sono scarsissime. Sembra sia collegato al Dipartimento di Filosofia dell'Università degli Studi di Torino e tra i suoi interessi di ricerca ci sia la storia della resistenza. Compare inoltre un Enrico Manera nel sito della Wu Ming Foundation, il collettivo di scrittori a cui si deve il libro Q.


Hiroshima, la fisica riconosce il peccato, di Pietro Greco e Ilenia Picardi, 2005
Il volume è stato edito da L'Unità nel 2005, con il sottotitolo Storia degli uomini che hanno inventato la bomba e degli uomini che hanno cercato di disinventarla. Pietro Greco aveva già pubblicato un libro dal titolo Hiroshima. La fisica ha conosciuto il peccato (Editori Riuniti, 1995). Il 6 agosto 1945 una bomba all'uranio distrugge Hiroshima. Tre giorni dopo, una bomba al plutonio rade al suolo Nagasaki. In questo libro è la storia di coloro che, tra il 1939 e il 1945, crearono quelle bombe e di coloro che, dopo il 6 agosto 1945, hanno cercato di disinventarla. Questo per farci riflettere sul fatto che l'era delle armi nucleari non è terminata. Il processo di disarmo, iniziato negli anni '80, ora sembra si sia fermato. Dopo il 1945 non sono più state usate armi nucleari in guerra, anche grazie anche alla forza dei movimenti per la pace. Ma è bene non abbassare la guardia.
Pietro Greco è laureato in chimica ed è un giornalista scientifico. È socio fondatore della Fondazione IDIS-Città della Scienza di Napoli. Ha collaborato con L’Unità. È conduttore, con altri, del programma radiofonico Radio3Scienza ed ha curato, sempre per la RAI, altri programmi scientifici. È membro del Gruppo di lavoro del MIUR per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica. Ha insegnato / insegna Teoria della Comunicazione della Scienza all’Università di Milano Bicocca, alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste, all’Università La Sapienza di Roma, all’Università Federico II di Napoli. Ha scritto numerosi libri di dedicati al rapporto tra scienza e comunicazione e di divulgazione scientifica. Nel 2010 ha pubblicato il libro L’universo a dondolo. La scienza nell’opera di Gianni Rodari (Springer), in cui Greco vuole dimostrare che Gianni Rodari, il nostro più grande scrittore per l'infanzia, appartiene a pieno titolo al novero di grandi poeti e scrittori italiani che, da Dante a Galileo, da Leopardi a Calvino, “hanno cucito incessantemente le fila di quell'ordito che tiene insieme la letteratura, la filosofia e la scienza”.
Ilenia Picardi, dopo il dottorato, lavora come giornalista scientifica freelance ed è nella redazione del sito di cultura scientifica della Sissa. Si occupa di progettazione di mostre e musei scientifici interattivi. È autrice e conduttrice di Che fine ha fatto Sedna, il magazine di scienza di Radio Fragola (Radio Popolare Network, Trieste) di Sissa Medialab.


Mamme nel deserto, di Drusilla Galelli e Mimma Zizzo, 2014 Il libro è il diario di una esperienza molto particolare. Le due donne italiane, e mamme – non è un particolare di poco conto – trovandosi nella contingenza di seguire i loro mariti in Kuwait che hanno avuto buone offerte di lavoro, non si sono perse d'animo. Con la mano del marito in una mano e il figlio piccolo in braccio hanno affrontato una svolta importante nelle loro vite. Con coraggio, entusiasmo ed evidentemente buona disposizione. Si incontrano a Kuwait City e mettono in comune le loro esperienze: l'iniziale solitudine, le difficoltà della nuova lingua, l'approccio ad una diversa cultura, ma insieme la scoperta delle opportunità umane, la percezione di una dimensione internazionale.
Insieme gestiscono il blog http://www.mammeneldeserto.com/.
Drusilla Galelli è nata nel 1980. Nata e cresciuta nella pianura padana, sul Garda ha lavorato nelle risorse umane. È grande amante della montagna in estate e dei viaggi di avventura. Nel 2011 abbandona amici e casa per seguire il marito geologo che lavora nel settore delle grandi opere e che ha trovato una buona opportunità di lavoro in Kuwait. Partita con due bambini, uno di venti mesi e uno di due anni, ora ha trovato la sua dimensione in un nuovo paese che, dichiara lei stessa, dà “a tutti coloro che hanno voglia di mettersi in gioco e di investire energie, una seconda possibilità”.
Mimma Zizzo, l'altra mamma nel deserto, è pugliese. Nata nel 1973, è cresciuta e vissuta con il mito di Milano dove ha vissuto venti anni. E' tanto affascinata dalla scrittura da diventare un incubo dei colleghi, amici e parenti che ogni giorno ricevevano lunghe mail, lettere e biglietti. Ha lavorato come avvocato. Dal 2011 a Kuwait city è impegnata a fare la moglie, mamma e blogger.


La metà di niente, di Cathrine Dunne, ed. originale 1997
Romanzo d'esordio della scrittrice irlandese Cathrine Dunne, pubblicato in Italia da Guanda nel 1998. Lettura tutta al femminile di una separazione coniugale. Un mattino come un altro Ben lascia sua moglie dopo vent'anni al suono di un secco ed inequivocabile: "non ti amo più". Di qui prende le mosse il racconto del faticoso e, a tratti, divertente cammino di Rose, fra sofferenze acute, difficoltà materiali e capacità di attingere a risorse interiori che neppure sospettava di avere; un cammino di ricostruzione che la rende più forte e consapevole di sé. Una scrittura lieve e piana accompagna il lettore lungo questo sentiero in cui, come in un album fotografico, al presente si alternano flashback della vita passata di Rose.
Il romanzo ha avuto successo in Italia non soltanto per il senso di speranza che infonde alle donne che si trovano in una analoga situazione, ma anche per la citazione che Veronica Lario ne ha tratto nella sua celebre lettera di rottura con Silvio Berlusconi, pubblicata da Repubblica il 31 gennaio del 2007.
Cathrine Dunne è nata a Dublino nel 1954. Ha studiato letteratura inglese e spagnola al Trinity College e ha lavorato come insegnante prima di dedicarsi alla scrittura. La scrittrice stessa ha infatti raccontato di avere iniziato a scrivere dopo la morte del suo secondo figlio, inaugurando la sua carriera letteraria proprio con La metà di niente, nel 1997. Ha pubblicato poi diversi romanzi di successo, continuando contestualmente ad insegnare all'University College, dove tiene corsi di scrittura creativa.


Il mio matrimonio combinato, di Elizabeth Eslami, ed. originale 2011 Il mio matrimonio combinato di Elizabeth Eslami pare dimostrarci come la frustrazione, l'ansia rivolta al proprio futuro, la paura di confrontarsi con il mondo degli adulti di una ragazza siano comuni ad ogni latitudine, longitudine e in ogni cultura di appartenenza. Il vero centro di questo romanzo, che ha come sfondo il confronto tra le due culture cui appartiene la scrittrice/protagonista, è infatti l'indagine introspettiva della protagonista. Il matrimonio combinato ideato dal padre iraniano e sorprendentemente avallato dalla madre americana, rappresenta un'occasione per la ragazza di conoscere meglio le origini paterne e di capire meglio le proprie aspirazioni.
Elizabeth Eslami Irano-americana, è nata in South Carolina nel 1978. Dopo la laurea, ha conseguito un master in scrittura creativa. Ha scritto numerosi racconti, pubblicati su prestigiose riviste. Il mio matrimonio combinato è il suo primo romanzo.


Il Mistero del Drago, di S. S. Van Dine, ed. originale 1934 Settimo dei dodici romanzi che hanno per protagonista Philo Vance, Il mistero del drago è ambientato nell’alta società di New York. La trama si svolge in un'antica tenuta al centro dell'isola di Manhattan dove alla fine di una festa un ospite non riemerge dalla piscina naturale dove si è tuffato. La circostanziata descrizione della dimora hanno indotto molti lettori ha tentare di identificare la tenuta con l'attuale Inwood Hill Park, gestito oggi dall'amministrazione della città di New York, e la casa con ciò che rimane dell'aristocratica villa ottocentesca di una famiglia coinvolta nel naufragio del Titanic; secondo altri invece la scena si svolge a Tryon Hall, già appartenuta alla famiglia Rockfeller e poi, dopo un incendio che distrusse l'edificio principale, donata alla città.
Alle opere di Van Dine arrise un precocissimo successo cinematografico: nello stesso anno in cui fu pubblicato il Caso del mistero del drago, ne venne tratta una riduzione cinematografica con la regia di Bruce Humberstone e Warren William nei panni di Philo Vance. E gli ultimi due romanzi dell'autore nacquero già come soggetti per il cinema.
La definizione del suo principale protagonista, come neworkese bien vivant e dandy, e la fortuna dei romanzi di Van Dine anche nelle sue traduzioni spiegano come ancora oggi il nome di Vance si trovi legato al settore della moda; una camiceria da uomo, ad esempio, avviata nel 1931, ha ancora in catalogo la collezione Philo Vance. In Italia il personaggio fu molto amato e nel 1974 la RAI mandò in onda una riduzione televisiva dei 3 primi casi di Philo Vance (La strana morte del signor Benson, La Canarina assassinata, La fine dei Greene), affidando il personaggio principale a Giorgio Albertazzi.
S. S. Van Dine, pseudonimo di Willard Huntington Wright (Charlottesville, 15 ottobre 1887 – New York, 11 aprile 1939), è stato uno scrittore e critico d'arte statunitense, noto autore di gialli. Già molto giovane Willard sceglie di dedicarsi alla critica artistica e letteraria e a soli 23 anni è nominato editor per la rivista The Smart Set. Secondo il suo biografo John Lougherry, Willard Huntington Wright sarebbe stato affetto da dipendenza dalle droghe in generale e fu durante una cura per disintossicarsi che si dedicò allo studio dei gialli con la determinazione di diventarne a sua volta autore. Egli diviene effettivamente molto presto un affermato scrittore, in grado da solo di sollevare le sorti del suo editore durante gli anni bui successivi alla crisi del 1929. William Huntington Wright sceglie allora di servirsi dello pseudonimo S. S. Van Dine omaggiando il periodico letterario Smart Set con cui aveva collaborato e che gli aveva dato modo di frequentare lo stimolante ambiente culturale neworkese e il celebre pittore fiammingo Antoon van Dyck, a cui si diceva assomigliasse. I diritti sui suoi romanzi gialli gli consentono di eguagliare quasi lo stile di vita del suo protagonista, Philo Vance, un acuto e raffinatissimo esteta e cultore d'arte, nonché investigatore dilettante.
Van Dine mantiene sempre un interesse anche teorico verso la strutturazione del romanzo giallo che per lui è soprattutto un rompicapo intellettuale che segue delle regole fisse e pubblica le famose Venti regole per scrivere romanzi polizieschi (Twenty Rules for Writing Detective Stories, 1928) a beneficio di autori e lettori.


Il mondo dei vinti I-II, di Nuto Revelli, 1977 E' un libro straordinario. Possiamo tranquillamente affermare che senza questa opera di Revelli la gente di cui egli testimonia le storie quasi non sarebbe mai esistita. E' durante la guerra partigiana che Revelli si guarda intorno, nelle valli del Cuneese, e vede intorno a sé un'umanità che pur mai padrona del proprio destino, tuttavia procede nella vita, tra sofferenze e privazioni, con grande dignità. Per loro sembra che la guerra non arrivi mai a finire e a trasformarsi in pace. Con pazienza e umanità, Nuto Revelli gira per le pianure, per le montagne, per le Langhe a raccogliere testimonianze di storie che si intrecciano con la Storia e ne patiscono. Perché la Storia non è mai benevola con la povera gente. Ed è questo a fare di questo libro, quasi un saggio antropologico, il racconto non delle condizioni di vita di un'area del Piemonte ma quello dell'Italia contadina che è la nostra storia.
Revelli ha raccolto, girando con il suo magnetofono, 270 testimonianze. Segue un'opera rigorosa di catalogazione. Scrive nell'Introduzione: «Ho riascoltato ogni testimonianza almeno tre volte, prima di realizzarne il testo definitivo»; riordina: «Ho dato un ordine cronologico al discorso dei testimoni. Ho tagliato i rami secchi, le ripetizioni, i discorsi incerti o inconcludenti, pur di recuperare dello spazio, pur di rendere più leggibili i racconti»; cura l'aspetto linguistico: «Nella traduzione dal dialetto ho rispettato, per quanto possibile, anche la struttura delle frasi parlate […] Nella trascrizione delle frasi dialettali [...] ho scelto la via più semplice, quella “parlata”».
Benvenuto "Nuto" Revelli, nato nel 1919 a Cuneo, si diploma geometra e a venti anni entra all'Accademia Militare di Modena. Nel 1942 parte volontario per il fronte russo, ottiene una medaglia d'argento al valore militare. In combattimento viene gravemente ferito al volto. Nel 1943 è tra i pochi a tornare vivo in patria. Nello stesso anno Cuneo, dove si trova convalescente, viene occupata dai tedeschi. Entra nelle formazioni partigiane vicine a Giustizia e Libertà, nelle quali è comandante delle brigate Valle Vermenagna e Valle Stura. Nella primavera del 1944 scrive il testo di Pietà l'è morta e La Badoglieide, due noti canti della Resistenza.
Nel 1945 sposa Anna Delfino e nel 1947 nasce il figlio Marco, oggi noto storico e sociologo. Inizia a dedicarsi alla scrittura raccontando le sue esperienze di guerra e insieme continua, nei modi della pace, a sostenere i valori della libertà e della democrazia. Poi intraprende la sua ricerca sulle condizioni di vita nelle valli cuneesi che sfociano nei due libri Il mondo dei vinti. Testimonianze di vita contadina (1977) e L'anello forte. La donna: storie di vita contadina (1985). Nel 1984 viene chiamato a tenere un ciclo di lezioni all'Università di Torino ma a chi gli chiede come voglia essere definito, risponde che è un geometra. Muore nel 2004 e due anni dopo eredi ed amici hanno dato vita, con sede nella sua casa di Cuneo, alla Fondazione "Nuto Revelli".
Della canzone Pietà l'è morta è stata fatta una bellissima versione dai Modena City Ramblers (che nel testo riprende una piccola modifica fatta dal Coro delle Mondine di Novi: “un altro italiano va sotto terra” diventa “la meglio gioventù – il titolo di una raccolta di poesie di P.P.Pasolini del 1954 - che finisce sotto terra”) nell'album Appunti partigiani e dai Gang nell'album La rossa primavera.
La badoglieide è stata interpretata tra gli altri da Fausto Amodei e dal gruppo de I Gufi.
Il rocker Massimo Priviero ha scritto due canzoni dedicate a Revelli: La strada del Davai e Pane, Giustizia e Libertà, ripresa anche dai Gang nell'album La rossa primavera già citato.


Nero Brooklyn, di Rob Reuland Non si tratta propriamente di un thriller. Il protagonista, Andy Giobberti, sostituto procuratore, è una figura decisamente tragica, poco edificante: beve, fuma smodatamente, va a donne, disprezza il mondo. E se da un lato può non far nascere una immediata simpatia, dall'altro, nel corso del libro, la sua storia diventa un filo conduttore, logico e trascinante, che dà spessore alla narrazione. Partendo da questa breve premessa, il modo migliore di apprezzare questa lettura è essere preparati alla lettura di un tema tragico, forte, affrontato però sicuramente con maestria dall'autore. Il tutto velato sotto una leggera trama gialla.
Robert Charles Reuland (Dallas, 1963) è un avvocato americano e scrittore. Ha vissuto per quasi 20 anni a Brooklyn. Inizia ad esercitare la sua professione di avvocato nel 1990 presso uno studio legale di Wall Street. Sei anni dopo entra a far parte dell'ufficio del procuratore distrettuale a Brooklyn. Nel 2000 comincia anche a scrivere. E' autore di tre romanzi 'gialli' tutti ambientati nell'Ufficio del Procuratore distrettuale di Brooklyn, dove Reuland è stato assistente assegnato alla Squadra Omicidi. Riceve critiche positive dalla stampa. Nel 2001 balza alla notorietà perché viene licenziato dal suo incarico a Brooklyn a seguito della pubblicazione del suo primo libro e dell'intervista al New York Magazine dove dichiara che Brooklyn ha "più cadaveri per pollice quadrato di qualsiasi altro posto". Reuland entra in causa sostenendo nel suo caso la violazione ai diritti indicati nel Primo Emendamento (Il Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti garantisce, tra l'altro, la libertà di parola e stampa) e nel 2004 vince la causa. Intanto nel 2001 apre uno studio privato di difesa penale. Come membro del Gruppo di esperti della Sezione Omicidi del Programma Comunale di Difesa, rappresenta le persone indigenti accusate di omicidio o altri reati gravi. In questa veste, è il primo avvocato difensore a far accettare con successo come alibi l'uso di Facebook da parte del suo cliente al momento del reato. Nel 2011 pubblica The Convict Maiden, un romanzo storico ambientato nella colonia penale del Nuovo Galles del Sud nel 1827. Il Washington Post, per il suo stile schietto, elegante e spesso strano, ha definito Reuland "the bastard child of Raymond Chandler and Ernest Hemingway."


Ombre sulla luna, di Arthur C. Clarke, ed. originale 1955 Romanzo di fantascienza incentrato sulla vicenda della guerra civile fra gli abitanti della Terra ed i coloni dei pianeti del Sistema solare per il controllo della Luna e delle sue preziose miniere di metalli pesanti.
Può essere letto come una spy-story in chiave fantascientifica ed ha al suo interno riferimenti alla Seconda Guerra Mondiale ed, in particolare,  all'uso del sistema dei radar, grazie al quale fu vinta la battaglia d'Inghilterra e nel quale Clarke fu direttamente impegnato.
Preludio allo spazio, di Arthur C. Clarke, ed. originale 1951
Opera giovanile, dove è possibile rintracciare già il nucleo essenziale della materia narrativa clarkiana.
Narra l'origine dell'Era Spaziale, descritta dagli occhi dei protagonisti: gli scienziati pionieri dell'astronautica.
Sebbene possa apparire oggi datato, è un romanzo di grande potenza narrativa che può risultare ancora di impatto, specie se inquadrato nei primi anni Cinquanta, anni in cui si guardava con enorme entusiasmo alle scoperte di quella che appariva come una nuova era scientifica.
Arthur Charles Clarke nasce a Minehad in Inghilterra nel 1917. Giovanissimo si appassiona a vecchie riviste di fantascienza e, finite le scuole secondarie, inizia a lavorare non essendo riuscito ad entrare in nessun College.
Durante la Seconda Guerra Mondiale lavora per la Royal Air Force come esperto di radar e, terminato il conflitto, si laurea al King's College dell'Università di Londra. In un articolo pubblicato sul
Wireless World nell'ottobre 1945, propone la teoria che i satelliti geostazionari potrebbero essere il sistema ideale per le telecomunicazioni ed in virtù di ciò l'orbita geostazionaria è conosciuta come orbita o fascia di Clarke. I satelliti geostazionari sono, secondo l'Enciclopedia Treccani on line,Satelliti artificiali terrestri che appaiono in posizione fissa sulla volta celeste e cioè in quiete rispetto alla Terra. Percorrono un’orbita circolare (orbita geostazionaria), a 35.863 km di quota nel piano equatoriale terrestre, con un periodo uguale a quello della rotazione terrestre e nello stesso verso.“ I primo GEOS - Geostationary European Orbiting Satellite – scientifico è stato lanciato dall'ESA - European Space Agency - nel 1977.
Contestualmente
Clarke inizia a pubblicare racconti di fantascienza e, dal 1951, si dedica a tempo pieno all'attività di scrittore. Dal 1956 si trasferisce a Colombo, nello Sri Lanka, dove si dedica all'esplorazione subacquea. Viene nominato Rettore dell'Università di Ceylon, dove lavora fino al 2004. Muore novantenne nel 2008 per una crisi respiratoria.
Il suo nome è celebre soprattutto per la sceneggiatura di
2001 Odissea nello spazio, scritto insieme al regista Stanley Kubrick.


Le parole tra noi leggère, di Lalla Romano, 1969
Il titolo è citazione di una poesia di Eugenio Montale, inclusa nella raccolta La bufera e altro, pubblicata nel 1956:
Due nel crepuscolo
Fluisce fra te e me sul belvedere
un chiarore subacqueo che deforma
col profilo dei colli anche il tuo viso.
Sta in un fondo sfuggevole, reciso
da te ogni gesto tuo; entra senz’orma,
e sparisce, nel mezzo che ricolma
ogni solco e si chiude sul tuo passo:
con me tu qui, dentro quest’aria scesa
a sigillare
il torpore dei massi.
Ed io riverso
nel potere che grava attorno, cedo
al sortilegio di non riconoscere
di me più nulla fuor di me; s’io levo
appena il braccio, mi si fa diverso
l’atto, si spezza su un cristallo, ignota
e impallidita sua memoria, e il gesto
già più non m’appartiene;
se parlo, ascolto quella voce attonito,
scendere alla sua gamma più remota
o spenta all’aria che non la sostiene.
Tale nel punto che resiste all’ultima
consunzione del giorno
dura lo smarrimento; poi un soffio
risolleva le valli in un frenetico
moto e deriva dalle fronde un tinnulo
suono che si disperde
tra rapide fumate e i primi lumi
disegnano gli scali.
... le parole
tra noi leggere cadono. Ti guardo
in un molle riverbero. Non so
se ti conosco; so che mai diviso
fui da te come accade in questo tardo
ritorno. Pochi istanti hanno bruciato
tutto di noi: fuorchè due volti, due
maschere che s’incidono, sforzate
di un sorriso.
Il libro della Romano è tutto dedicato al rapporto madre / figlio; veramente al suo rapporto con il suo figlio. Scritto nella fine degli anni '60, è un ritratto preciso delle tensioni generazionali, dei rapporti difficili, delle comunicazioni che sembrano sempre interrotte, dell'altalenarsi nella madre dei sentimenti verso il figlio – da una parte un desiderio vero che il figlio sviluppi la sua autonomia dall'altra il timore di perdere il ruolo di guida -. Il libro ha una grande forza e vivacità se ancora oggi giovani lettori lo commentano, astiosi verso la madre e parteggiando con il figlio. Il libro ha vinto il Premio Strega del 1969.
Graziella Romano, detta Lalla, nasce a Demonte, in provincia di Cuneo (Demonte, 1906 – Milano, 2001), da un'antica famiglia piemontese e cresce in un ricco e stimolante ambiente culturale. Sua prima grande passione è la pittura. Studia a Cuneo e poi si iscrive all'Università di Torino dove è suo maestro Lionello Venturi, importante critico e storico dell'arte. Diviene amica, tra gli altri, di Mario Soldati, Franco Antonicelli, Cesare Pavese ma intanto continua a coltivare il suo amore per la pittura e diventa allieva del pittore Felice Casorati. Visita Parigi e ne rimane affascinata. Dopo la laurea (1928) lavora alla biblioteca di Cuneo, poi si trasferisce col marito e il figlio a Torino dove insegna storia dell'arte nelle scuole medie e dipinge. Durante la guerra, la seconda, torna a Cuneo e, legata al movimento Giustizia e Libertà, partecipa alla Resistenza e s'impegna nei "Gruppi di difesa della donna"(1). Montale la incoraggia a scrivere e nel 1941 esce il suo primo libro, di poesie. Il suo carattere si rivela chiuso e deciso, la sua vita appartata. Nel dopoguerra torna a Milano e comincia a scrivere opere di narrativa ma non frequenta gli ambienti intellettuali. Scrive anche come giornalista collaborando con Il Giorno e Il Corriere della sera. Nel 1976 fa una breve puntata della politica, eletta come indipendente nel PCI. Nel 1986, dopo la morte del marito, conosce un giornalista e fotografo molto più giovane di lei. È l'inizio di una nuova vita. Molti sono gli interessi che li tengono uniti. È colpita da una grave malattia che progressivamente la conduce alla cecità quasi totale. Muore nel 2001 a Milano.
Nel bel Palazzo Borelli, nel cuore di Demonte, graziosa cittadina nella media Valle Stura, è stato aperto (2008) lo "Spazio Lalla Romano", che ospita una mostra permanente dedicata alla scrittrice, la biblioteca civica a lei intitolata e un laboratorio didattico. Chiuso temporaneamente, dovrebbe riaprire nel giugno 2015.
(1) I 'Gruppi di difesa della donna' nascono a Milano nel 1943 sulla spinta di Lina Fibbi (Partito comunista), Pina Palumbo (Partito socialista), Ada Gobetti (Partito d’Azione). Si diffondono molto presto in tutta l’Italia del Nord ancora occupata dai tedeschi. Sono aperti ad ogni donna senza discriminazioni sociali o politiche e costituiscono la prima grande organizzazione femminile in Italia. I Gruppi sono molto attivi: partecipano alla resistenza anche sabotando le produzione di guerra nelle fabbriche e boicottando la consegna di viveri nelle campagne; organizzano scioperi contro il nemico; danno assistenza alle famiglie dei deportati, dei carcerati e dei caduti.
Vengono ufficialmente riconosciuti dal Comitato di liberazione dell'Alta Italia nel 1944.


Il Re dei Torti, di John Grisham, ed. originale 2003 Il Re dei Torti, romanzo di Grisham pubblicato nel 2003, è pervaso da una forte tensione morale ed etica. Il protagonista, difensore d'ufficio di pochi guadagni e minori soddisfazioni, si trova coinvolto in un caso che coinvolge potenti case farmaceutiche. Con danno del proprio assistito viene sedotto dalla possibilità di diventare 're dei torti', avvocato di grido al servizio delle case farmaceutiche per coprire dannosi effetti collaterali e la corruzione delle grandi multinazionali e di agenzie di assicurazioni. Quella di Grisham è una dura denuncia della mercificazione della malattia e della vita stessa, e della scelta di tanti ex-colleghi di vendere al migliore offerente la propria coscienza. L'autore, cristiano praticante, riversa in questo romanzo molta della sua esperienza e del suo credo morale, da anni infatti fa parte del Consiglio d'amministrazione dell'Innocence Project, un ente finalizzato ad ottenere la liberazione di innocenti, dimostrati tali da test del DNA, ingiustamente detenuti.
John Grisham (Jonesboro, 8 febbraio 1955) è uno scrittore statunitense di gialli giudiziari. Nato in una famiglia proletaria, incoraggiato dalla madre, già da bambino si dimostra un avido lettore; sostenuto negli studi raggiunge la laurea in giurisprudenza iniziando ad esercitare la professione di avvocato penalista. Al primo romanzo, pubblicato da un editore minore in sole 5.000 copie nel 1988 Il momento di uccidere, seguiranno a partire dal secondo, Il socio del 1991, una serie di best-seller ispirati alla sua esperienza di avvocato che raggiungeranno l'esorbitante tiratura di 275 milioni di copie e un successo decretato anche dalle numerose versioni cinematografiche. John Grisham, è anche autore di una serie di romanzi per ragazzi incentrata sul personaggio di un giovane 'investigatore' di tredici anni con il sogno di diventare avvocato. Nasce così il “legal thriller per ragazzi“.


Rinascimento privato, di Maria Bellonci, 1985 Le ricerche di trent'anni per i suoi romanzi sul Rinascimento, la gestazione per uno sceneggiato che non vide mai la luce su Isabella d'Este, trovarono alla metà degli anni '80 la loro piena realizzazione nella stesura del romanzo capolavoro della Bellonci Rinascimento privato: un racconto di Isabella che, in prima persona, ripercorre la propria vita con il controcanto di dodici lettere (senza risposta ma mai distrutte e spesso rilette) di un personaggio di finzione, Robert de la Pole. La ricerca storica e linguistica che si intuiscono alla lettura non rischiano però di appesantire una trama fluida e scorrevole, anzi la forma e la sostanza di questo romanzo si arricchiscono vicendevolmente e inanlzano su tutto la figura di una donna sorretta dalle proprie passioni: la strana passione coniugale, quella fortissima per le azioni di governo, quella viscerale per i propri figli. Gli amici convinsero Maria a sottoporre il romanzo al premio Strega che Rinascimento privato vinse, ma pochi mesi dopo la morte della sua autrice. Maria Bellonci nacque a Roma nel 1902 come Maria Villavecchia, discendente per parte di padre da una famiglia aristocratica piemontese. Studiò con passione nella scuola delle monache del Sacro Cuore, presso Trinità dei Monti e poi al Liceo Umberto I. Attratta fin da giovanissima dalla letteratura compose a venti anni il romanzo Clio o le amazzoni (1922) che rimase inedito ma ebbe l'occasione di sottoporlo al giudizio di Goffredo Bellonci, illustre critico, che le fu maestro e poi marito. Nel 1930, già note le sue attitudini di ricercatrice di fonti storiche, le fu commissionato uno studio su un documento riguardante l'elenco di gioielli appartenuti a Lucrezia Borgia. Il lavoro si protrasse fino al 1938 divenendo un'appassionata ricostruzione storica sulla vita di questa protagonista del Rinascimento italiano. A questo primo seguirono altri romanzi storici sulla vita dei Gonzaga e degli Estensi e raccolte di racconti (Tu vipera gentile), mentre l'attività intellettuale della Bellonci si spendeva molto in articoli e corrispondenze soprattutto con altre scrittrici sul tema del ruolo della donna e nel mantenere sempre stimolante il suo salotto letterario che dal 1944 intratteneva ospiti illustri in casa Bellonci. Nel 1946 in seno al gruppo di questi 'Amici della domenica' nacque il progetto del premio letterario che grazie al contibuto finanziario di Guido Alberti, proprietario dell'industria Strega, divenne il premio letterario più autorevole d'Italia. Nel 1964 morì il marito Goffredo e il trauma condizionò fortemente la sua produzione letteraria. Si dedicò alla fondazione teatrale avviata da lui a Venezia e fu chiamata a seguire la realizzazione di sceneggiati storici televisivi. Alla metà degli anni '80 però riprese le ricerche di tanti anni per completare la stesura del suo capolavoro Rinascimento privato che narra nella forma di un diario che Isabella d'Este avrebbe scritto nel 1533 a conclusione della parte più attiva della propria vita. Nel maggio del 1986 Maria Bellonci morì, in quell'estate la sua Isabella vinse il premio Strega.


Il segno dei quattro, di Arthur Conan Doyle, ed. originale 1890 The Sign of the Four è il secondo romanzo, giallo, di Conan Doyle di cui è protagonista Sherlock Holmes. Il primo fu Uno studio in rosso (A study in scarlet – 1887). Il segno dei quattro fu pubblicato nel 1890 ed ebbe subito un enorme successo nei paesi anglosassoni. Rimane inossidabilmente uno dei casi più notevoli tra le indagini di Holmes e Watson. Il libro è stato adattato molte volte per il cinema e la televisione: nel 1983 ne è uscita anche una versione australiana animata con la voce di Peter O'Toole per Holmes; nello stesso anno ne è stato tratto un film russo; nel 2005 è stato diretto un film dal regista indiano Biju Viswanath; l'ultimo è un film per la televisione inglese, del 2014, diretto da Colm McCarthy (regista televisivo. Ricordo la serie Doctor Who) ed interpretato da Benedict Cumberbatch (attore di teatro, televisione e cinema) e Martin Freeman (attore inglese).
Arthur Ignatius Conan Doyle è considerato l'ideatore del giallo deduttivo e al personaggio di Holmes deve molta della sua fama, ma egli ha scritto anche romanzi d'avventura, di fantascienza e libri storici. Doyle, secondo di dieci figli, nasce nel 1859 ad Edimburgo. É dunque scozzese, ma con un pedigree non di tutto rispetto: il padre infatti è inglese e la madre irlandese. Conan è il cognome di uno zio noto giornalista; il vero e unico cognome dello scrittore è Doyle. Nel 1864 la famiglia viene divisa a causa dell'alcolismo del padre e solo tre anni dopo la famiglia si riunisce, andando a vivere in uno squallido appartamento. Dal 1876 al 1881 studia medicina all'Università di Edimburgo, dove nel 1885 consegue la laurea. Pubblica il suo primo libro (1879), un racconto del terrore, e il suo primo articolo medico in cui racconta gli effetti di un sedativo direttamente sperimentato. In questi anni suo insegnante è il dottor Bell, paladino del metodo scientifico, il quale con le sue notevoli abilità deduttive è ispirazione in seguito per il personaggio di Holmes. Nel 1881 si imbarca come medico di bordo su un battello, che collega regolarmente il porto di Liverpool alle coste occidentali dell'Africa. Ma l'esperienza dura pochi mesi. Nel 1887 pubblica il suo primo 'giallo' con Holmes, Uno studio in rosso. Per la cronaca: nei suoi libri non si trova la frase “Elementare, Watson!” (che compare invece la prima volta in un film del 1907) ma la frase “Elementare!” e solo una volta ”È elementare, Watson!”. Nel 1890 studia oftalmologia a Vienna. Di apparenza tranquilla, Doyle combatte con convinzione e forza numerose battaglie civili, senza nessun interesse personale. Partecipa anche marginalmente alla vita politica. Nel 1903 viene nominato baronetto (Sir).
Pratica molti sport tra i quali il football con il ruolo di portiere, il cricket, il golf. Nelle Olimpiadi di Londra del 1908, Doyle scrive un articolo dove paragona il nostro Dorando Pietri, vincitore della maratona olimpica ma squalificato (taglia per primo il traguardo ma viene sorretto dai giudici di gara che lo vedono barcollare, stremato dalla fatica), a un antico romano. Doyle promuove una colletta a favore dell'atleta, riuscendo a raccogliere circa 300 sterline.
Nel 1924 scrive l'autobiografia al titolo, molto significativo, Ucciderò Sherlock Holmes.
Dopo una copiosa attività di scrittore, Doyle muore nel 1930. Sulla sua tomba si legge l'epitaffio «Steel true / Blade straight / Arthur Conan Doyle / Knight / Patriot, physician & man of letters» (Acciaio vero / Lama affilata / Arthur Conan Doyle / Cavaliere / Patriota, medico & letterato).


L'ultimo distretto, di Patricia Cornwell, ed. originale 2000 L'ultimo distretto è l'undicesimo romanzo di Patricia Cornwell con la protagonista Kay Scarpetta. Si intreccia a doppio filo con il romanzo precedente, Cadavere non identificato, proseguendo le indagini su Jean-Baptiste Chandonne, il 'lupo mannaro' accusato dell'omicidio di nove donne che continua a proclamarsi innocente. Si tratta forse del best-seller con più risvolti personali della Cornwell, come se il lungo periodo di instabilità emotiva vissuto dall'autrice e amplificato dal gossip internazionale riecheggiasse nella crisi esistenzale attraversata fino al finale ricco di suspence dalla sua protagonista.
Patricia Daniels Cornwell (Miami, 9 luglio 1956) è una scrittrice statunitense. Dopo un'infanzia infelice che l'ha a lungo segnata psicologicamente, una laurea in Letteratura inglese, e il matrimonio con il docente universitario di cui conserverà il cognome anche dopo il divorzio, Patricia, divenuta reporter di cronaca nera, si lega agli ambienti di polizia che faranno da sfondo ai suoi romanzi. La sua grandissima fama e la sua fortuna editoriale sono legate in particolare ai più di venti romanzi noir polizieschi incentrati sulla figura del medico legale Kay Scarpetta in parte ispirato alla stessa autrice e alle sue frequentazioni del periodo in cui lavorò come analista di computer per un Istituto di medicina legale. Nel 2005 Patricia Daniels si è unita in matrimonio con la dottoressa Stacy Gruber.